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Università

Mussi: professori italiani "geostazionari"


 
 
01 dicembre 2017

(ANSA) - ROMA, 8 MAG - I professori delle Università italiane sono geostazionari mentre negli Atenei c'é bisogno di affermare la qualità e il merito: è la battuta con cui Fabio Mussi, ministro dell'Università e della Ricerca scientifica, si é rivolto ai suoi "colleghi" nel corso di un convegno di The Economist ospitato in un grande albergo della Capitale. Mussi - secondo quanto si è appreso - ha criticato quella parte del mondo accademico, a suo giudizio, troppo "autoreferenziale". "Abbiamo docenti che non hanno mai mosso il loro sedere: sono stati studenti, poi borsisti poi assistenti, poi hanno vinto il concorso senza essersi mai mossi dalla stessa sedia". Il ministro ha puntato l'indice contro le inefficienze strutturali del sistema e ha ricordato di aver bloccato il proliferare di sedi universitarie: su 105 province si contano 360 sedi universitarie. Tutto questo ha dato vita a un mondo chiuso: "i 3/4 dei candidati a concorsi nelle Università vengono fatti fuori da esaminatori anonimi", è stata la critica del ministro. "Succede - ha rincarato Mussi - che non c'é differenza alcuna fra chi lavora in modo eccellente e chi non lavora affatto". Il ministro ha lamentato la cronica insufficienza di finanziamenti pubblici all'Università e alla ricerca. E ha citato dati secondo cui l'Italia investe appena lo 0,88% del Pil (Prodotto interno lordo) rispetto alla media europea del 2%. Le cose non vanno meglio se si considerano separatemente le risorse pubbliche e private destinate alla ricerca: lo Stato spende in media il 30% in meno della media europea, il privato l'80%. "Quelle poche cifre decimali di differenza nel Pil - ha spiegato Mussi - significano dai 3 ai 4 miliardi di euro in meno". Il ministro ha citato il caso degli Stati Uniti, un paese che destina risorse ingenti vicine al 3-4% del Pil. "Soltanto lo Stato della California - ha precisato Mussi - ha destinato 1 miliardo di dollari per la ricerca sulle staminali".