Università
Collegi privati riconosciuti chiedono sostegno
(ANSA) - ROMA, 1 MAR - I collegi universitari legalmente riconosciuti esprimono preoccupazione per la parificazione con i pensionati, approvata con la Finanziaria 2007, e per la scarsità dei finanziamenti statali, senza i quali "non potrebbero vivere". Il grido d'allarme è stato lanciato oggi, in un convegno organizzato dalla Conferenza dei collegi e dall'Università del Molise, alla presenza del sottosegretario all'università Nando Dalla Chiesa. Attualmente i collegi legalmente riconosciuti sono 14, gestiscono 46 residenze universitarie in 14 città distribuite su tutto il territorio nazionale, e danno ospitalità a circa 4 mila studenti. Ritengono di avere un ruolo cruciale nella valorizzazione degli studenti come persone e nella "preparazione dei giovani alla complessità della società di oggi, consentendo loro di sviluppare senso critico e capacità di giudizio" mediante uno specifico progetto educativo. "Se i pensionati vengono parificati ai collegi - spiega il presidente della Conferenza Carlo Felice Casula - la peculiarità di questi ultimi potrebbe scomparire". Inoltre, desta preoccupazione il fatto che il fondo con cui vengono finanziati i collegi sia "inadeguato e fermo da anni" (per il 2007 è di 11 milioni di euro). "''Aspettiamo un riconoscimento del nostro ruolo" insiste Casula. Ma le argomentazioni non sembrano aver pienamente convinto il sottosegretario: "bisogna verificare - dice Dalla Chiesa - l'eccellenza dei collegi. Perché devono essere messi sullo stesso piano delle residenze pubbliche? Vanno definite le ragioni per cui debbano avere finanziamenti statali". Spiega che, "mentre i finanziamenti pubblici alle università private sono motivati dalla qualità dei risultati accademici, questo tipo di giustificazione non c'é per i collegi privati". "Dietro a queste istituzioni - aggiunge - c'é sicuramente una tradizione che non può essere smantellata, ma non c'é equivalenza tra collegi e residenze universitarie. Il pubblico ha un punteggio superiore ed è giusto che sia così".
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